Hai appena compiuto 156 anni, e sei rimasta affascinante fino al termine del 1900.
Purtroppo, specie in quest’ultimo lustro, i solchi delle rughe sono diventati più profondi e non rimarginabili.
Cos’è accaduto? Che fine ha fatto la tua malia raccontata dagli storici Raffaele D’Ilario, Arnaldo Giunco e Luigi Braccili?
I tuoi luoghi più belli, che sembravano immutabili, hanno subito ripetute devastazioni e sono spariti filari di pini ed altre piante autoctone, per far posto alle invasive colate di cemento.
Sparite, per lo stesso motivo, le ville patrizie e le modeste case contornate da roseti ed oleandri.
Sparito l’incomparabile belvedere a mare in stile classico, fortemente voluto negli anni 30 da due amministratori lungimiranti, Pier Giuseppe Di Blasio e Archimede Carusi.
E oggi i miei occhi vedono un’interminabile distesa di auto e camper fin sulla spiaggia.
Sparite “ad ovest colline in dolce declivio, ingentilite da viti, olivi e frutti”, che il patriota Ciro Romualdi così ben descrisse.
E continuano a spuntare nuove costruzioni che deturpano le stupende visioni di quelle alture.
Sparito il suggestivo sentiero mattonato, sottostante alla villa De Angelis, dove scendevano i contadini per portare al mercato raccolti e pollame.
E incrociavano i marinai che salivano a rifornirsi di rami spinosi di acacia, legati poi al fondo delle reti a strascico per proteggere dai delfini il sacco e la pescata.
Spariti la Marina di Montepagano e il Lido delle Rose, che attiravano tantissimi turisti di qualità quando il mecenate Giovanni Thaulero ti volle “modernamente civile”.
E diventasti il numero uno tra le località balneari limitrofe.
Sparite le opere artistiche degli scultori Daniele Guerrieri e Roberto Macellaro, che abbellivano Piazza Dante Alighieri.
Spariti gli splendidi paesaggi immortalati da Pasquale e Raffaello Celommi, i pittori della luce.
E da artisti e scrittori eccellenti, vincitori di Premi nazionali e internazionali, che ci parlano dalle pagine e dalle immagini del prestigioso volume “Roseto nella cultura italiana ed europea”, redatto dal giornalista e scrittore Luigi Braccili.
Sparite le mirabili dune che impreziosivano il litorale a nord del torrente Borsacchio.
E ad estirpare la flora spontanea, e a livellare la spiaggia, ci hanno pensato i proprietari delle aree costiere, passandoci sopra con le ruspe.
Colpevolmente fatiscenti la Villa Clemente, il romantico Pontile, il campanile di Montepagano, il monumento ai Caduti del Mare e le strade di accesso alla Fonte dell’Accolle e agli Antichi Percorsi.
Devastato dalla Consorteria degli Affari, con il benestare della famiglia Mazzarosa-Devincenzi, il meraviglioso Parco a Mare, già individuato come Monumento Naturale dell’Abruzzo per le sue importanti e rarissime tracce naturalistiche e paesaggistiche.
E il patriota Giuseppe Devincenzi, protagonista del Risorgimento italiano, e più volte ministro del Regno d’Italia, che si rifugiava spesso nella serenità della sua oasi, si starà rivoltando nella tomba.
Riperimetrata, scelleratamente, la Riserva naturale Borsacchio, che doveva diventare la componente essenziale del nostro marketing territoriale.
Che avrebbe assicurato un futuro migliore ai nostri figli e nipoti.
Rimosso, e fatto sparire dal lungomare, il monumento realizzato da Luigi Celommi per celebrare l’arrivo della linfa del Gran Sasso.
E tuttora ci viene fornita, e tariffata come sorgiva, l’acqua del Vomano e dell’invaso di Piaganini, disinquinata nel potabilizzatore di Montorio e clorata nuovamente nel partitore di Campo a Mare.
Inquinata pure l’acqua del Tordino, che continua tuttora a trascinare verso il mare i rifiuti dell’ex discarica di Coste Lanciano, seppelliti lungo l’argine del fiume.
E ci pensano poi le mareggiate a distribuirli su tutta la spiaggia, da Cologna fino al Vomano.
Sparito il polmone verde di Viale Makarska, diventato un cumulo di casermoni così orrido da suscitare lo sdegno e la riprovazione dei rosetani e dei turisti.
Ed anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi, venuto a presentare il libro “L’Italia delle meraviglie”, commentò con la frase: “Cementificazione selvaggia e svalutazione del patrimonio artistico e culturale”.
Estromessi, dall’area protetta, il torrente Borsacchio e la sua foce, dove una stele doveva onorare, come a Bosco Martese, l’eroismo dei nostri patrioti.
Che al giogo tedesco preferirono il rischio della vita per riabbracciare la Libertà.
Perfino lo svettante campanile della Chiesa Santa Maria Assunta, che ci identificava, è stato compresso, nascosto e sfigurato da uno degli innumerevoli ed anonimi palazzoni.
Tanto per cambiare, e a differenza delle precedenti Amministrazioni, l’attuale Sindaco, e gli assessori, hanno sempre dimenticato di festeggiare, nel centro storico, il tuo compleanno.
Che ci ricorda la tua nascita, avvenuta il 22 maggio 1860.
Amareggiato da tanto squallore, e mentre mi accompagnano le note del Nabucco: “Oh mia patria sì bella e perduta”, ripercorro l’abituale cammino degli anni giovanili.
E le parole che mi vengono alle labbra sono quelle vere di un tempo, e ho tanta voglia di sentirle nuovamente: mare terso dai colori cangianti, spiagge silenti e infinite, vegetazione rigogliosa fin sulla riva, colline verdi e ondulanti …..
Scenari incantevoli, che si facevano ammirare, con trepidazione, quasi nel timore che l’incanto svanisse.
Mi fermo, rifletto e chiedo a te, che sei stata la mia culla e il mio primo Amore: i tuoi invidiabili attributi creavano solo effetti estetici che non incidevano sulla nostra vita?
No sicuramente. La tua straordinaria bellezza appagava la nostra esistenza, ci inorgogliva e resterà per sempre nei nostri ricordi e nei nostri sogni.
Comprendo adesso le ragioni per cui i cari luoghi non mi salutano più, non mi riconoscono ed io non li riconosco.
Tutto è irriconoscibile, il nostro passato è stato cancellato.
Niente è stato rispettato dai politici, amministratori comunali, committenti e speculatori, che con i loro specchietti per le allodole, si sono autonominati promotori del “cambiamento”.
E continuano a frequentare il tempio, nonostante le Chiese cristiane “considerino un scandalo e un crimine il danno irreversibile arrecato al Creato, dono di Dio, e all’Ambiente naturale, patrimonio di tutti gli esseri viventi”.
(dal libro “La storia di Roseto e della Riserva naturale Borsacchio” opportunamente aggiornato)