(per limitare, e poi vietare, le trivellazioni petrolifere in mare e in terraferma)
Dopo gli oceanici cortei No Triv di Pescara e Lanciano, venne ripetuta a Roseto, l’11 agosto 2015, una grande manifestazione per dimostrare la ferma volontà della quasi totalità degli abruzzesi.
Che non vogliono vivere in un ambiente inquinato dal petrolio, a rischio sismico e subsidenza, e non vogliono rischiare la perdita delle principali risorse: turismo, pesca e agricoltura d.o.c.
Fu scelta la nostra Città, in quanto, ancora oggi, deve fare i conti con due istanze di ricerche petrolifere, denominate Villa Mazzarosa e Corropoli, che coprono l’intera fascia costiera, dalla battigia alla collina e dal Tordino al Vomano.
Inoltre, le istanze di ricerche in mare occupano tutto lo spazio antistante la costa rosetana.
E voglio vantarmi di essere stato il primo, e l’unico, a fotografare e a denunciare, nel 2005, i sondaggi petroliferi abusivi al confine del Parco Mazzarosa, nella Riserva naturale Borsacchio.
Purtroppo, l’11 Agosto 2015, sono saliti sul palco anche i sindaci Mastromauro e Pavone Attila, che avevano promosso, e approvato, la scellerata riperimetrazione della nostra area protetta.
Per quanto riguarda la petrolizzazione dell’Abruzzo, più del 50% del mare e della terraferma è interessato dalle istanze di ricerca, coltivazione e stoccaggio degli idrocarburi, e gli abitanti dei 225 Comuni coinvolti sono più di un milione, l’80% dell’intera popolazione abruzzese.
E siccome il rischio petrolio continua ad essere la spada di Damocle sospesa sulla nostra Regione, non dobbiamo scordare le derive petrolifere, come quella causata dalla British Petroleum il 20 aprile 2010, che devastò il Golfo del Messico e la Florida Keys, le isole decantate da Hemingway.
“Una catastrofe irripetibile”, come vogliono farci credere, dimenticando che dopo l’affondamento della Deepwater Horizon, ci sono stati tantissimi episodi “irripetibili”, a cadenza quasi giornaliera.
In tali eventi, agli incidenti spesso mortali, e ai danni economici, occorre aggiungere la distruzione della fauna e della flora, e le ricadute negative dell’avvelenamento atmosferico, in termine di malattie respiratorie e tumorali, patologie della pelle, aborti spontanei e nascite premature.
E se dovesse accadere un disastro nell’Adriatico abruzzese, sarebbero devastanti anche le conseguenze sulle attività produttive, e si perderebbero decine di migliaia di posti di lavoro.
A tal proposito, quando il senatore Usa Cantwell, a seguito dei danni subiti nel Golfo del Messico, chiese alla British Petroleum: “Rimborserete i pescatori e i residenti? E l’industria del Turismo? E le attività correlate? E gli Enti locali?”. “Solo le richieste legittime” rispose Mckay, presidente BP.
Ed alla successiva domanda: “Cos’è una richiesta legittima?”, non ci fu alcuna risposta.