C’erano, una volta, i padroni del vapore, che avevano il potere di derogare all’osservanza delle leggi civili e penali. Ma poi, con l’avvento della democrazia, iniziò la loro estinzione.
Invece sono adesso raddoppiati, in quanto, oltre ai padroni, ci sono le padrone, e in pensione sono andati solo i treni a vapore.
Ho fatto questa riflessione quando, dopo aver scritto, l’11 gennaio 2016, alla dott.ssa Gioia Ghezzi, presidente delle Ferrovie dello Stato, non ho ricevuto alcuna risposta a distanza di oltre due mesi.
Eppure, la ricerca di strumenti giuridici per sconfiggere l’inerzia del pubblico ufficiale, o l’incaricato del pubblico servizio, caratterizza il percorso evolutivo del diritto del cittadino.
E si può affermare che l’attuale ordinamento, tramite la legge n. 241/1990 e l’art. 238 del Codice Penale -Libro II Titolo II-, riconosce e tutela, almeno formalmente, il diritto alla risposta.
Avevo inviato quella lettera per mettere al corrente le Fs che a Roseto degli Abruzzi, alla fine di agosto, erano stati chiusi i bagni pubblici e la sala d’attesa della Stazione.
E da allora si sono accentuati i disagi dei viaggiatori, specie degli anziani, dei bambini, dei malati e dei diversamente abili, costretti a vagare nell’atrio a temperatura ambiente, che è molto calda d’estate e molto fredda d’inverno.
Ho più volte affermato, e anche scritto, che su queste problematiche, le donne dimostrano una maggiore saggezza e sensibilità rispetto agli uomini.
Nel caso in esame, di donne ce ne sono due: la già citata Giorgia Ghezzi, presidente Fs, nominata il 27 novembre 2015, e l’abruzzese dott.ssa Barbara Morgante, amministratore delegato di Trenitalia, nominata il 22 dicembre 2015.
Che mi hanno profondamente deluso in quanto non sono minimamente intervenute, pur sapendo che la nostra Stazione è diventata la Stazione della Vergogna.
La mancata risposta, e il mancato intervento delle padrone del vapore, hanno purtroppo confermato il totale disinteresse di coloro che non hanno mai provato, sulla loro pelle, i tanti disagi dei viaggiatori, specie di quelli più deboli e bisognosi di protezione.
E proprio ieri il ministro dei trasporti Graziano Delrio (al quale ho inviato una copia di questo messaggio), si è così espresso su Facebook: “Al centro del trasporto pubblico mettiamo i cittadini, e i servizi pubblici devono essere comodi, puntuali e far camminare l’Italia a testa alta”.
Voglio inoltre precisare, che il Comune di Roseto degli Abruzzi è il più popolato della Provincia di Teramo, ad eccezione del capoluogo, e la Stazione è il punto cardine della mobilità collettiva.
Mobilità collettiva che deve appagare le esigenze di oltre 100.000 persone, tra residenti, turisti ed abitanti nei Comuni della vallata del Vomano.
Occorre anche rilevare che i servizi offerti sono determinati da un Contratto di Servizio tra le Regioni e le Ferrovie dello Stato. E siccome i ricavi, derivati dalla vendita dei biglietti e degli abbonamenti, non coprono i costi dei servizi resi, le stesse Regioni versano ogni anno la parte scoperta, che in Abruzzo ammonta a parecchi milioni di euro.
E il medesimo Contratto prevede che, qualora non vengano raggiunti gli standard di qualità in esso contenuti, le Fs siano passibili di penalità.
Uno strumento attraverso il quale le Regioni agiscono a tutela degli utenti, assicurando loro il ristoro per eventuali disagi o danni subiti.
E questa tutela potrebbe interessare i pendolari e gli altri viaggiatori, che continuano a subire, dal mese di agosto 2015, anche i disagi procurati dalla chiusura dei bagni e della sala d’attesa.
Ne consegue che lo stesso ristoro dovrebbe ottenerlo l’intera comunità, sulla quale sono ricaduti gli effetti dei danni arrecati all’immagine di Roseto degli Abruzzi, sprofondata, come gli standard di qualità, a livello dei paesi incivili.
E per quale ragione la stessa comunità, col versamento delle tasse, dovrebbe partecipare, tramite la Regione Abruzzo, a coprire la parte scoperta dei servizi (non) resi dalle Fs?
Guarda caso, è stata smantellata proprio la nostra Stazione, mentre nelle stazioni limitrofe di Giulianova e Pineto, che hanno un minor numero di residenti, le sale d’attesa sono tuttora aperte.
Grazie alle loro Amministrazioni comunali che hanno difeso i diritti dei viaggiatori.
Invece, qui da noi, c’è stato solo l’assordante silenzio del sindaco Pavone, che ha trovato nelle Fs un prezioso alleato. E sono state le Ferrovie dello Stato a indicare, con una svastica, gli alberi da abbattere in via Colombo, per realizzare uno squallido ed assolato parcheggio, in sostituzione del marciapiede e del bellissimo viale adornato da maestosi pini.
Che producendo l’ossigeno, assorbendo l’anidride carbonica e riducendo l’inquinamento atmosferico ed acustico, procurato dal passaggio dei treni, specie quelli ad Alta Velocità, massimizzano la loro funzione estetica, ricreativa, paesaggistica, ecologica, igienica e sanitaria.