Il professore William Di Marco mi ha chiesto di parlare di un episodio storico accaduto nel nostro territorio.
E siccome ho scritto un libro che racconta la storia di Roseto, Vi leggerò un brevissimo riassunto del 2° e 14° capitolo, dedicati all’elmo ostrogoto nascosto a Cologna nel 500 d.C.
Voglio inoltre precisare che le prime tracce documentate del nostro passato sono riportate nei quattro volumi, dal titolo “La Guerra Gotica”, che lo storiografo Procopio di Cesarea scrisse negli anni 551 – 553 d.C.
In quell’epoca i Goti, popolazione barbara germanica, erano suddivisi in due rami, ostrogoti e visigoti.
Nel 489 gli ostrogoti occuparono tutta l’Italia e nel 535 iniziarono a scontrarsi, anche qui da noi, con gli eserciti dell’imperatore bizantino Giustiniano, che governava l’Impero romano d’Oriente.
Come racconta Procopio, testimone oculare in quanto segretario del generale bizantino Belisario, la guerra fu vinta dai Bizantini dopo 18 anni di sanguinose battaglie. Che ebbero conseguenze molto gravi sul nostro territorio e sui nostri antenati. E ai danni causati dagli scontri e dalle razzie, si aggiunse una tremenda carestia.
Proprio in quel periodo inizia la storia dell’elmo ostrogoto di Cologna, che un cavaliere in fuga nascose, insieme ad altri manufatti, in un ripostiglio interrato, e furono poi ritrovati alla fine del 1896.
Su quella scoperta, lo storico rosetano Raffaele D’Ilario, scrisse un opuscolo dove riportò il racconto dei residenti della contrada Cardinale di Cologna, che riassumo qui di seguito:
In quella contrada viveva un contadino di nome Divinangelo Mattiucci, il quale, rimasto vedovo, voleva risposarsi, ma non aveva il denaro necessario. Il problema lo agitava e una notte gli apparve in sogno un antico guerriero, che gli disse: “Non crucciarti se interrompo il tuo sonno, ma devi alzarti e andare a scavare sotto l’albero più grosso del tuo podere. Ivi troverai quello che ti abbisogna per risposarti”.
Divinangelo si svegliò e corse a destare il fratello Gennaro, che lo accompagnò e andarono a scavare nel posto giusto. Non ci volle molto tempo e trovarono alcuni oggetti in bronzo e rame, tra cui un elmo. Rimasero un po’ delusi, ma nei giorni successivi si diedero da fare e riuscirono a vendere tutto per settecento lire.
La notizia del ritrovamento arrivò anche a Francesco Savini, ispettore degli scavi della provincia di Teramo e all’archeologo Lucio Mariani, che si recarono a Roma, dove i reperti ostrogoti erano entrati in possesso di una famiglia romana, la quale assicurò di averli avuti da alcuni parenti di Cologna.
Nel tempo, l’elmo passò nelle mani dei mercanti d’arte, per arrivare, buon ultimo, al Museo Storico di Berlino, dove è tuttora conservato ed esposto al pubblico. Degli altri manufatti si è persa ogni traccia.
Nel 1994, il casco di Cologna è tornato in Italia in occasione della Mostra “I Goti”, fortemente voluta dalla Regione Lombardia. E a Palazzo Reale di Milano, è stato uno dei cimeli più ammirati, assieme all’elmo ostrogoto ritrovato nel 1922 a Torricella Peligna, e conservato tuttora nel Museo di Crecchio (prov. di Chieti).
Più volte mi sono recato a Crecchio per visitare il Museo dell’Abruzzo Bizantino e Altomedioevale, collocato nello stupendo castello ducale De Riseis, dove sono esposti i reperti ostrogoti, bizantini e longobardi, che ricostruiscono la vita che si svolgeva nel VI e VII secolo d.C.
L’elmo di Torricella Peligna si può ammirare nella prima sala, ma pur essendo a fasce, non ha, come quello di Cologna, le mirabili figurazioni impresse, che rappresentano scene di caccia, flora e fauna e simboli cristiani.
Ogni anno arrivano migliaia di visitatori, e durante l’estate vengono organizzati incontri culturali, visite guidate e percorsi enogastronomici alla riscoperta di cibi e sapori della cucina medioevale. Manifestazioni che richiamano tantissimi turisti: una vera manna per l’economia locale e per l’occupazione dei giovani.
Per avere una migliore cognizione della preziosità e notorietà dell’elmo di Cologna, ho visitato il Museo Archeologico di Teramo e il Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara. E in tutti e due i Musei ho trovato le riproduzioni del casco ostrogoto realizzate dall’artista Franco Posa, e tanti pannelli illustrativi che riportano le notizie storiche di quell’epoca, frutto di qualificate ricerche.
Solo nel Comune di Roseto non c’è nessuna copia dell’elmo di Cologna, e non c’è mai stato l’intreccio virtuoso tra cultura, ambiente, enogastronomia e turismo. Intreccio virtuoso, che poteva diventare la componente essenziale del nostro marketing territoriale, per assicurare un futuro migliore ai nostri figli e nipoti.